io ajo Jesu Cristo mio crucifisso entro lo core mio.
S. Chiara da Montefalco

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Avvicinandoci al cuore di S. Chiara, entriamo in confidenza con una terra santa visitata dal Mistero, e quando si tratta delle lettere d’amore che il Signore scrive nelle anime, occorre tanta delicatezza e rispetto.
La qualifica di mistica con la quale specifichiamo l’esperienza di S. Chiara trova la sua radice nella parola mistero. Nell’ambito della fede cristiana, il termine fa riferimento a ciò che Dio ha rivelato di sé e a ciò che egli desidera: che l’uomo viva in amicizia con lui.
Il termine mistero esprime questa confidenza con cui il Signore fa conoscere il desiderio appassionato che egli porta da sempre in cuore: stabilire una relazione d’amore con ogni creatura.
“Il progresso spirituale tende all’unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama “mistica”, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti – “i santi misteri” – e, in Lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti”, così scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2014.

           


La vita di S.Chiara è un racconto di questa vicinanza di Gesù alla sua anima. Il cuore è un luogo dove l’Assoluto di Dio si è appoggiato! E ben lo comprendiamo dalla vita vissuta con le sorelle. Così dice S. Chiara in punto di morte: “Perché mi segni, Giovanna, con il segno della croce? Io, la croce ce l’ho nel cuore”. Suor Giovanna si era permessa di segnarla sulla fronte per scacciare le tentazioni e i demoni che, a quanto diceva, stavano intorno al suo lettuccio. E altre sorelle si comportano allo stesso modo; la risposta è sempre la stessa: “io ajo Jesu Cristo mio crucifisso entro lo core mio”.

S. Chiara è la Santa del cuore ed il Cantico dei Cantici ben si addice a lei: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio”.
Con la Risurrezione di Gesù possiamo dire che più forte della morte è l’amore che ha toccato Chiara nella sua vita intima. Ma come avvenne?

Narra il biografo, il Vicario di Spoleto, Berengario di Donadio:
“Giovane bellissimo, il Signore Gesù, vestito di vesti bianche, portando sulla spalla una croce uguale per forma e grandezza alla croce su cui fu crocifisso, apparve a Chiara in preghiera. E le disse: Io cerco un luogo forte, nel quale possa piantare la croce, e qui trovo il luogo adatto per piantarla - e quindi aggiunse - se vuoi essere mia figlia è necessario che tu muoia in croce”.

Incontro che si fa fatica a commentare, come è la grazia che tocca la vita di tante persone. Lasciamo il compito ad un altro grande Santo cantore della Grazia. Così S. Agostino scrive nel trattato sulla Verginità:
“Ricordatevi d’amare con tutto il cuore colui che, tra i figli degli uomini, è il più bello. Ne avete ogni agio essendo il vostro cuore libero da legami di nozze. Considerate la bellezza di colui che amate... Se, pertanto, grande sarebbe dovuto essere il vostro amore per il vostro marito, in che misura dovrete amare colui per amore del quale avete rinunziato al matrimonio? Vi si imprima nel cuore, per quanto esso è capace, colui che per voi fu confitto in croce”.

Questo cuore che tanto ha amato il Suo Sposo è rimasto aperto nel Santuario di S. Chiara da Montefalco, quasi una porta aperta attraverso la quale ci invita ad entrare per lasciarci amare ed amare senza misura.